Autore di quest’incredibile ma esplicita e significativa ammissione sulla vera posta in gioco dietro il tragico caso della povera Eluana, non è “uno qualunque” né un “agente Vaticano” ma Maurizio Mori, docente di bioetica, presidente di un gruppo che ha supportato Beppino Englaro per anni, fino all’epilogo di morte. La battaglia che si è combattuta su quel corpo aveva lo scopo di portare alla legalizzazione dell'eutanasia e al radicale cambiamento culturale sopra descritto, inerente ad etica medica e senso comune, nella prospettiva ideologica relativista-nichilista.
Tutti devono prender atto che si è di fronte a una svolta epocale: Eluana è stata uccisa per decreto della magistratura e in Parlamento è in discussione una legge che non porterà alla legalizzazione dell'eutanasia ma che potrebbe essere una ferma opposizione alla sedicente "dolce morte", ovvero un’iniziale deriva verso di essa.
Come ha giustamente chiarito padre Gonzalo Miranda, L.C., docente di Bioetica all'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum «…i significati e le conseguenze di questi fatti, toccano più o meno direttamente altre 2500 persone che si trovano in stato simile. Si ripercuotono inevitabilmente su tante altre persone che soffrono o possono soffrire situazioni mediche in base alle quali qualcuno tenderà di nuovo a dire: "È già morto... È solo un vegetale... È una vita indegna di essere vissuta...".! Ed eventualmente spingere per una fine simile… al punto che provocare la loro morte sarebbe una "liberazione". Si tratta di una profonda corruzione ideologica in relazione al valore di ogni persona. Corruzione che si esprime in quella che Giovanni Paolo II chiamò "Cultura della morte" … consiste in una mentalità - plasmata in una serie di realtà sociali - che, avendo perso di vista il valore intangibile di ogni vita umana, la considera come un bene relativo e disponibile per la libertà dell'individuo, così che considera la morte come la soluzione migliore davanti a certi problemi e l'opzione per essa un diritto che la legge deve riconoscere». È quindi necessaria una legge che recepisca il principio per cui la vita umana ha per tutta la sua durata, un unico altissimo valore, che non può essere incrinato o appannato da alcun evento, ancorché drammatico e doloroso. L’intervento legislativo deve ispirarsi al “favor vitae” che è già alla base del nostro ordinamento giuridico ma che ha bisogno di una forte riaffermazione per arginare tale deriva.
filippo salatino
Parola di Vita settimanale dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, fondato nel 1925, Prima Pagina “Editoriale” Anno 2 n° 8 Giovedì 12 Marzo 2009
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