Contaminazioni religiose durante la festa delle Invasioni
L'incontro promosso dalle dall'amministrazione comunale insieme alle ACLI ed alla Fondazione Migrantes nell'ambito della Festa delle Invasioni è stato definito dall'assessore alla cultura Dionesalvi "il momento più importante di tutta la programmazione della kermesse". Il convegno dal titolo "Tante religioni un solo Dio" ha rappresentato un momento di confronto tra le varie comunità religiose che operano nel territorio calabrese, concentrando la riflessione sul tema dell'integrazione culturale. Annunciati ma assenti il sindaco Perugini e l'arcivescovo Salvatore Nunnari. Numerosi invece i rappresentanti delle comunità religiose, dalla comunità buddista cosentina rappresentata da Carlo Antonante a quella musulmana con il portavoce Moussa Zirani, senza dimenticare i vari culti evangelici, greco-bizantini ed ortodossi. Innanzitutto sono stati evidenziati gli esempi di di piena integrazione nel territorio, come nel caso delle comunità Arbreshe, che da secoli rappresentano una delle più forti comunità calabresi. "Solo in provincia di Cosenza si registrano circa 5000 Arbreshe che praticano il culto greco-Bizantino", lo sottolinea Pietro lanza Parroco del SS. Salvatore di Cosenza. Ma la Calabria per secoli ha subito le influenze di tanti altri culti religiosi, come i Valdesi, presenti sul nostro territorio dalla seconda metà del XIV secolo. Per comprendere "l'altro" secondo Antonio Morcavallo, direttore della Caritas diocesana, bisogna andare oltre gli schemi sociologici, e concentrarsi soprattuttosulla religione come maggiore fattore unificante. Eppure l'introduzione di Paolo Ferrari delle Acli aveva dato un'impronta molto più "laica" citando la costituzione europea in materia di integrazione sociale. In una Europa dove sempre di più si da lacaccia al diverso, proprio la società civile dovrebbe promuovere l'accoglienza delle varie popolazioni che spesso tragicamente giungono nei nostri territori. L'integrazione quindi non sarebbe un processo unilaterale, ma consisterebbe in una apertura totale alla complessità della società globale, sempre più contaminate da culture differenti. Ecco quindi l'importanza di poter creare cittadinanza attiva nel territorio, nel rispetto delle tradizioni di ognuno, unico modo per combattere discriminazioni e razzismo. (Valerio Panettieri)
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