martedì 15 luglio 2008

Da Calabria Ora del 14 luglio 2008


Il meltin’ pot religioso: Cosenza città aperta

Confronto tra le fedi al Festival delle Invasioni

Nella seconda giornata di Invasioni si è parlato di dialogo interreligioso e convivenza multiculturale in un incontro – presso la Casa delle Culture – promosso dall’Assessore all’Immigrazione, Francesca Bozzo, che ha introdotto i relatori insieme a Salvatore Dionesalvi, Assessore alla Cultura. Nilo Vatopedino, dell’associazione Calavria, ha relazionato sulla presenza degli ortodossi a Cosenza, “città che rappresenta la punta di diamante in termini di ospitalità religiosa, se si vuole accettare la mia esperienza in Calabria e Sicilia, regioni nelle quali ho operato per circa 12 anni come vicario”; gli ortodossi, che sul nostro territorio sono soprattutto ucraini e rumeni sono almeno un migliaio e molti, nell’area urbana hanno la residenza. Ha preso poi la parola l’italo-svizzero Marco Lienhard, della Chiesa Evangelista Siloe – zona sacra di Gerusalemme – che ha descritto sinteticamente l’universo protestante per poi soffermarsi sugli evangelici pentecostali, la famiglia più numerosa: nel cosentino ve ne sarebbero un centinaio. E’ la religione a formare la cultura, secondo il valdese Kurt Locher il cui excursus storico è partito dal 1265, con le prime tracce dei seguaci di Pietro Valdo in Calabria, fino ad arrivare – attraverso la storia emblematica di Guardia Piemontese – al 1850, data in cui a Cosenza si forma il primo gruppo regolare, inizialmente metodista. Il pubblico in sala ha assistito ad un “Padre Nostro” in versione musicale cantato dal coro della Chiesa Valdese di Dipignano: qui oggi sono circa quaranta i valdesi, mentre a Cosenza una trentina scarsa. L’Islam è pace, ha sostenuto fermamente Moussa Zirani, noto a tutti i cosentini semplicemente come Mosè: Zirani ha pubblicamente chiesto ai rappresentanti della Giunta di adoperarsi perché sia assegnato ai musulmani presenti sul territorio un luogo dove potersi riunire per svolgere i i riti necessari. In sala è stato distribuito un opuscolo quale introduzione al dibattito. A giudizio di Pietro Lanza, papàs della parrocchia greco-bizantina del SS. Salvatore, quel che nello stesso opuscolo è affermato come obiettivo, ossia l’integrazione, è stato già realizzato dagli arbereshe della provincia: a Cosenza vi sono – ha detto – 5.000 persone che hanno mantenuto la propria lingua, le proprie tradizioni, pur integrandosi nella società che li ha ospitati, ma per ottenere tale risultato “ci sono voluti 5 secoli!”. Per la comunità buddista – circa un centinaio nella provincia – ha relazionato Carlo Antonante che, dopo aver ricordato alcune iniziative organizzate a partire almeno dal 2002, con una mostra multimediale sui diritti umani, ha avanzato alcune proposte, quali la creazione di una cittadella delle religioni che possa ospitare luoghi, autonomi, per le singole confessioni. (b.sc.)

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