giovedì 13 agosto 2009

“Ma la vita non è opinione: è un valore invalicabile”

«Non possiamo accettare che i “problemi” della maternità, del rapporto uomo-donna, della procreazione e della famiglia, si sciolgano nell’indifferenza e nella solitudine. Sosteniamo il diritto all’obiezione di coscienza degli operatori della sanità ed invitiamo le persone di buona volontà a riflettere sulla prevalenza di interessi economici e pressioni ideologiche contro la vita del nascituro. Un vero e proprio “sopruso del più forte” contro le creature deboli ed indifese».
Così Acli, Agesci, Alleanza Cattolica, Azione Cattolica, il Forum Associazioni Familiari della provincia di Cosenza, e l’associazione Scienza & Vita, intervengono con una nota sulla questione dell’uso della pillola abortiva RU 486.
«Come per tanti mali della sub-cultura attuale, bisogna 'prevenire' per risolvere i problemi. E ciò significa – chiariscono le sigle dell’associazionismo cattolico e civico - educa¬re all’amore, al senso della persona, a un esercizio responsabile e non ar¬bitrario della sessualità, un grande tesoro da custodire e non da sper¬perare o consumare in una dimen¬sione solo corporea. Ma è difficile prevenire gli aborti se il contesto ge¬nerale della cultura va nella direzio¬ne opposta».
“Essendo considerevole il numero di donne decedute dopo aborto chimico con RU486, imprecisata l’incidenza di infezioni gravi, contrasto evidente persino con l’applicazione della Legge 194 dato l’esito che comporta la “privatizzazione dell’aborto” e la solitudine delle donne, bisogna fare di tutto per scongiurare l’utilizzo della pillola abortiva. La vulgata generale degli abortisti è che la pillola sia un contraccettivo d’emergenza. In realtà essa interviene sia prima sia dopo la fecondazione. E’ del tutto evidente che si gioca con le parole per non riconoscere che c’è già vita al momento della fecondazione, ovvero ancor prima dell’annidamento. Per tutte queste ragioni noi saremo sempre al fianco di medici, farmacisti ed infermieri obiettori di coscienza, i quali trovano nel dettato costituzionale e nel codice deontologico un autentico baluardo per le proprie difficili scelte».

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