«Le liste bloccate umiliano gli elettori. Difficile convincerli ad andare a votare»
Roma, 29 ottobre 2008 - Contro la proposta di abolizione delle preferenze per la legge elettorale per le europee si schierano con decisione le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, che chiedono ai partiti della maggioranza di «ascoltare l'appello del presidente Napolitano» per non «tornare ad umiliare i cittadini con la farsa delle liste bloccate».
«All'epoca delle elezioni per il Parlamento italiano - ricorda il presidente delle Acli Andrea Olivero - ci avevano assicurato che avrebbero modificato la legge elettorale, il famigerato "Porcellum" considerato allora da tutti una ferita per la democrazia, un'offesa per gli elettori. A distanza di pochi mesi, siamo passati dalla promessa tradita di abolizione del Porcellum alla proposta di esportazione in Europa».«E' inaccettabile - dice Olivero - impedire agli elettori per la terza volta consecutiva di poter votare il proprio rappresentante al Parlamento scegliendo tra più candidati, vagliandone la biografia, le capacità, le idee. Come potrebbe altrimenti un cittadino sentirsi protagonista e non suddito? Il sistema delle liste bloccate cancella la democrazia intesa come partecipazione, dando tutto il potere ad una casta e umiliando i cittadini. Se passa questa riforma sarà molto difficile convincere stavolta gli elettori che è utile andare a votare».Contrarie le Acli anche alla decisione di introdurre uno sbarramento del 5%. «Il clima di forte preoccupazione e tensione sociale - spiega il presidente Olivero - dovrebbe indurre la politica a favorire la partecipazione dei cittadini, assecondandone il più possibile le esigenze di rappresentanza. Si potrebbe trovare facilmente un accordo per una soglia inferiore, tale da non pregiudicare il diritto alla rappresentanza. Evitando che uno sbarramento elettorale divenga uno «sbarramento sociale».
Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani auspicano che vengano accolte - «nell'interesse del bene comune e della democrazia» - le parole del presidente della Repubblica per un consenso parlamentare ad ampia maggioranza, nel rispetto del pluralismo politico presente nel Paese e del «diritto degli elettori di scegliere e non subire i propri rappresentanti».
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